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Nel
contesto di AZIONI INCLEMENTI in trasferta
APPUNTI: per la presentazione della mostra
di Ettore Spalletti al Palazzo Fogazzaro di Schio dall’11
al 21 agosto 2005; contributo critico: Eva Fabbris; allestimento
GioBatta Meneguzzo.
-La partecipazione della Casabianca a questa
manifestazione a Schio (ma poteva essere anche Valdagno, Santorso
o Villaverla per citare alcune delle sedi possibili) nasce
dalla convinzione che la cultura delle Arti Visive deve uscire
dai piccoli o grandi « orti municipali » per appropriarsi
di spazi territoriali omogenei più vasti, come può essere
nel nostro caso, l’Alto Vicentino,da Valdagno a Nove
di Bassano,da Arsiero a Dueville.
-Hugues de Varine in « le radici del futuro
- il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo locale » (club,Bologna
2005) così vede il problema : la museologia deve farsi
strumento politico per incidere sul territorio laddove il patrimonio
non è il fine, ma il mezzo del suo sviluppo; in questo
senso l’autore è abilissimo nel delineare le ricadute
positive che i beni culturali possono avere nalla società,
sempre però a partire da una prospettiva di sviluppo
locale.
Ecco quindi « le radici del futuro », una sistematizzazione
di pensiero ed esperienze, valorizzando il patrimonio, mettendolo
in relazione con quelli che dovrebbero essere i fruitori: educandoli
al desiderio.
-Anche la Casabianca è un piccolo « orto » dove
però vi popolano gli artisti più internazionali
degli anni ‘60-’90; negli anni in cui si è formata
la collezione, il fine era la ricerca del contemporaneo più innovativo,
portandolo al Museo di Malo come bene « privato » di
consumo pubblico.
-Solo un grande territorio può dare identità alle
piccole realtà locali, dove le stesse, devono sentirsi
rappresentate e promosse da un soggetto « super parte » nei
confronti di altre entità culturali. Nel nostro caso
l’Alto Vicentino, diviene il « campanile » di
molti per lo sviluppo delle nostre « realtà locali ».
-Dare forza alla Rete Museale in atto, allargandola
alle altre istituzioni presenti nel comprensorio,e dotandola
di maggiori
risorse,potrebbe costituire il « grande segno » di
comunicazione; così facendo si difende la nostra storia,
ma nel contempo si pongono le basi affinchè il contemporaneo
possa storicizzarsi.
-Ne beneficeranno tutte le associazioni di cultura legate al
mondo dell’arte ma soprattutto quelle specifiche nelle
arti visive che potranno competere con altre realtà,
a beneficio degli artisti e del loro lavoro. Un confronto non
solo nel territorio,ma allargato all’interno della creatività mondiale
dove musei, gallerie ed istituzioni presentano lo spaccato
dell’arte
contemporanea senza pregiudizi e remore sull’arte (o
la non arte).
A tal proposito Hovar Beker in « I mondi
dell’arte » (1982/2005
recentemente tradotto in italiano) scrive : « la patente
di artisticità va peraltro considerata una variabile
continua... con una portata relativistica di una simile posizione
che impedisce ogni separazione definitiva tra arte e non arte ».
L’autore
preferisce parlare di comprensione condivisa da parte de « I
mondi dell’arte » (non solo un singolo mondo) che
sono plurali, diversificati e, per questo, meno autoritari.
Ogni opera per Beker è il risultato di una attività,
di una catena in cui l’ artista non è che un anello
di un processo che mette in rilievo, non solo il capolavoro
finito ma anche il lavoro che lo rende possibile.
-Si può anche non essere daccordo, ma
in questo contesto penso vada vista anche questa rassegna delle
arti visive qui
allestita a Palazzo Fogazzaro, resa possibile dall’associazione
Atoz e dal Comune di Schio che la sostiene in questa edizione
2005 fuori Malo.
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