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Agostino
Bonalumi nasce nel 1935 a Vimercate (Milano). Dalla metà degli anni cinquanta lavora ed
espone assieme a Piero Manzoni, Enrico Castellani e a quel
gruppo di artisti milanesi che prendeva le mosse dal gruppo
Cobra, lo Spazialismo di Fontana e il Nuclearismo, e che Dorfles
accomuna nell’ambito della “arte oggettuale”.
Partecipa ad importanti mostre tra cui: “Nuove Tendenze” a
Basilea (1963), “Aktuel” a Berna (1965), “Gruppo
Zero” a Venezia (1965), “Lo spazio dell’immagine” a
Foligno (1967). Ha importanti esposizioni personali alla Galleria
Bonino di New York e al Museum am Ostwall di Dortmund nel 1968,
dove realizza l’opera Grosse environment di 18x16x12
metri. È del 1970 il primo lavoro per il teatro, con
la scenografia e i costumi per il balletto “Partita” di
G.Petrassi al Teatro Romano di Verona (di cui è lo studio
una delle tavole di DIARIO ITALIANO). È presente alla
Biennale di Venezia nelle edizioni del 1966, 1970 con una sala
personale, 1986. Nel 2001 è insignito del Premio Presidente
della Repubblica, con una mostra presso l’Accademia Nazionale
di San Luca. Tra le più recenti, la mostra dal titolo “Agostino
Bonalumi. Estroflessioni dalla tela alla scultura” si è tenuta
alla Galleria Blu di Milano nell’ottobre 2005.
La particolarità di questa edizione (1)
di Agostino Bonalumi consiste nella compresenza di tavole grafiche
e di testi manoscritti. É un
diario di immagini e parole, un contenitore dei progetti dell’artista
ma anche dei suoi pensieri, una “scatola dei suoi sogni
formali e dei suoi sdegni quotidiani, politici, culturali”,
come scrive nella presentazione Enrico Crispolti.
Il contenitore-oggetto, in vetroresina e legno, è una
vera e propria opera e può considerarsi complementare
alle tavole in serigrafia. Assieme ad esse, infatti, dà forma
alla bandiera tricolore italiana, omaggio, con riserva, dell’artista
al suo Paese.
Nei manoscritti gli oscuramenti, che “l’Autore,
su parere del proprio legale, si è visto costretto ad
apportare” ai testi, sono un gesto cautelativo e al tempo
stesso polemico, siglato dalla citazione del Codice Penale
ripetuta in ciascuna tavola come formula di ufficialità.
A prima vista si potrebbe percepire un certo stridore tra l’immagine
elegante, pura, di raffinata qualità estetica e formale
della pittura oggettuale di Bonalumi e i suoi testi, una confessione
a tratti arrabbiata e polemica, a tratti ironica, a tratti
amara. Tuttavia è proprio in questo spiazzamento che
si può assaporare il valore della grafica, di queste
opere multiple spesso considerate di second’ordine rispetto
ai pezzi unici, ma che danno l’opportunità di
conoscere aspetti inediti, meno conosciuti dell’attività di
un artista e del suo pensiero. Aspetti marginali che proprio
per questo loro stare al limite tra l’ambito artistico
e quello quotidiano, comune, laico, permettono una definizione
più articolata dell’opera dell’artista.
Nelle opere di Bonalumi il rigore formale, che i progetti di
questa edizione svelano attraverso lo studio degli sviluppi
di forme, di curve, di equilibri ritmici e forze dinamiche,
va sempre di pari passo all’interazione con la materia
e la tecnica, con la realtà dell’oggetto e della
struttura.
L’arte oggettuale, al cui interno Bonalumi stesso si
colloca assieme ad Alviani, Castellani e Scheggi (oltre che
Manzoni), è così definita dall’artista
in queste tavole: “Vi è una corrente dell’arte
europea contemporanea che è sicuramente una delle più rilevanti,
delle più consapevoli e precise [...]. Questa corrente è nata
a Milano ed è conosciuta e riconosciuta tra i valori
più autentici dell’arte non solo italiana ma europea
d’oggi”.
DIARIO ITALIANO mostra l’anima critica e contestatrice
dell’arte oggettuale. Non è solo la superficie
del quadro ad essere messa in discussione, ad essere sottoposta
a tensioni e sbilanciamenti ; lo è anche e prima di
tutto la realtà, il mondo dell’arte e della politica,
la società in cui l’artista vive e di cui riesce
a dare un’acuta valutazione, che per molti aspetti, dopo
trentacinque anni, è ancora attuale.
Giulia Girardello
(1) Diario Italiano, 1970. Contenitore con n.16
serigrafie di cui n.6 tavole di immagini, n.7 di testi manoscritti,
n.3 di
testi dattiloscritti. Tiratura 69/90. Edizioni Grafica Internazionale,
Roma.
Esposta nella mostra collaterale a VICENZA ARTE 2006 su invito
di Ente Fiera Vicenza e successivamente al Museo Casabianca
(19 marzo – 17 aprile) nel contesto di PARETI DI APPOGGIO
che vede in rotazione le opere del Fondo Depositi.
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