Comunicato n° 189 quater - 18 aprile 2006


Nel contesto de La Nuit des Musées 2006 – Sabato 20 maggio

ore 20:30 reading Uot Reiv?

Monologo a due età sulla Generazione ricreazione rieducazione eliminazione.
di Davide Dal Pra           con Daniele Pretto                Marco Raumer
Scritto e interpretato    Musicato e incoraggiato        musicante Rave
Rave: 1 critica entusiasta 2 Festa danzante di tutta la notte 3 Complimentarsi con entusiasmo
4 Declamare 5 Partecipare ad una festa danzante

Balla, cara età, balla.
La mia generazione, smarrita dalle possibilità che gli si presentano, inerte di fronte ai cambiamenti sociali, incapace di proseguire la rivoluzione iniziata dai padri, esausta di tutte le esperienze che prova, subisce o nega, disciolta in una libertà che non ha direzione, quale presente può formulare? Della generazione precedente, sessantottina e ribelle, libertaria e comunitaria, che cosa resta? Dove quella forza rivoluzionaria si estingue, dove incontrata il limite? Qualsiasi “uomo nuovo” è definitivamente squalificato? Il Rave, è, inanzitutto un luogo che abolisce. Dove ci si raduna, ma illegalmente, creando zone che non ci sono. Dove la mia generazione vuole smarrirsi, e dove quella precedente misura, forse, la fine della sua rivolta. Il protagonista della prima parte cerca di togliersi di dosso tutto quello che ha provato, tutto quello che ha pensato. Nel rave crede di trovare quella libertà vuota che cerca, senza tempo, spazio, relazione. Ovunque, simboli arcani e precisi gli rivelano come e dove si svolgerà il raduno. Ma i segni cominciano ad apparire nella cronaca nera come dei presagi incontrollabili. Il Demiurgo è il protagonista della seconda parte. E’ un ex sessantottino, e ha un progetto segreto su tutta la nuova generazione. E’ colui che ha progettato il più grande raduno Rave della Storia. Quattro transatlantici partiranno dal porto per approdare all’Uomo Nuovo…


ore 22:00 MANGIA MARGOT

Nell'aprile del 2003 nasce a Malo il trio strumentale Mangia Margot. I tre, basso chitarra e batteria, si sono formati assieme ancora in tenera età. Decisi a recuperare un senso che potesse essere alternativo all'assoluta noia del nord-est d'Italia hanno incominciato a strimpellare i propri strumenti alternando zoppicanti tentativi d’imitazione dei loro idoli, ad alcune guide all'ascolto fatte in casa a base di buon salutare punk (' 77-' 99). Dopo una parentesi ska-prog (' 98-2003) più o meno fruttuosa e riconosciuta dalla critica e giunti a una più controllata maturità d'intenti, ‘sti benedetti ragazzi decidono di allontanarsi dal solito e intraprendere strade meno battute ma sentite più vicine alle nuove esigenze di gusto. Il percorso di vita condiviso in tutto ha fatto necessariamente nascere una certa comunanza di gusti e di punti di vista che si è andata, quasi da sola, a cristallizzare in un tipo di produzione più libero e personale rispetto alle trascorse esperienze. Nasce così un repertorio che lascia spazio solo ad una definizione: disorientante. Rendere ciò che si sta suonando quanto più personale possibile alle orecchie di ciascun ascoltatore, non dare alcuna chiave di lettura. Intrattenere un muto rapporto con il pubblico basato su ciò che la musica trasmette senza che ci sia un unico modo per essere recepita, senza ritornelli da canticchiare, senza che in testa niente resti a lungo, ma permettendo divagazioni diverse ad ogni ascolto. Tutto questo,a detta del gruppo, consente la personalizzazione di ciò che si sente: "evitare che la fantasia che un libro suscita possa diventare un invasivo film". Questo modo di vedere le cose porta inoltre con sè un sottaciuta critica alla realtà della zona in cui i tre vivono. Una sorta d'affronto a, e rifiuto di ciò che segna l'omologazione di quei posti. Lo stesso uso del no sense per i titoli (numeri nel primo lavoro,incongrue alternanze italiano-dialetto per il secondo),così come le presentazioni fatte senza microfono, vuole in qualche modo costringere il fruitore ad uno sforzo di concentrazione e interpretazione maggiore del solito per quel che riguarda la ricezione di messaggi e parole; a detta loro abusate nel mondo dell'iper-informazione e dell'iper-pubblicità in cui viviamo, e che nello specifico si può vedere pure aggravata da quelle gossipstiche dinamiche di paese. Sarà la loro, una rilettura del punk che li ha formati in chiave moderna? Non lo sapremo mai! La produzione dei mangia margot consta fino ad adesso in un promo di 9 brani datato primavera 2004, due colonne sonore in collaborazione col regista esordiente Stefano Rizzi, e una ulteriore registrazione di presentazione di altri 4 brani.
I Mangia Margot sono: Luca Brunello alla batteria, Andrea Colbacchini al basso e Umberto Colbacchini alla chitarra. (Maggiori informazioni: www.mangiamargot.com).



Apertura: domenica e festivi 10.00 - 12.30 15.00 - 18.30; gli altri giorni su appuntamento, sabato chiuso.


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Curatore: Giobatta Meneguzzo
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