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Nel
contesto de La Nuit des Musées 2006 – Sabato
20 maggio
ore 20:30 reading
Uot Reiv? Monologo
a due età sulla Generazione ricreazione rieducazione
eliminazione.
di Davide Dal Pra con Daniele Pretto Marco Raumer
Scritto e interpretato Musicato e incoraggiato musicante Rave
Rave: 1 critica entusiasta 2 Festa danzante di tutta la notte
3 Complimentarsi con entusiasmo
4 Declamare 5 Partecipare ad una festa danzante
Balla, cara età, balla.
La mia generazione, smarrita dalle possibilità che gli
si presentano, inerte di fronte ai cambiamenti sociali, incapace
di proseguire la rivoluzione iniziata dai padri, esausta di
tutte le esperienze che prova, subisce o nega, disciolta in
una libertà che non ha direzione, quale presente può formulare?
Della generazione precedente, sessantottina e ribelle, libertaria
e comunitaria, che cosa resta? Dove quella forza rivoluzionaria
si estingue, dove incontrata il limite? Qualsiasi “uomo
nuovo” è definitivamente squalificato? Il Rave, è,
inanzitutto un luogo che abolisce. Dove ci si raduna, ma illegalmente,
creando zone che non ci sono. Dove la mia generazione vuole
smarrirsi, e dove quella precedente misura, forse, la fine
della sua rivolta. Il protagonista della prima parte cerca
di togliersi di dosso tutto quello che ha provato, tutto quello
che ha pensato. Nel rave crede di trovare quella libertà vuota
che cerca, senza tempo, spazio, relazione. Ovunque, simboli
arcani e precisi gli rivelano come e dove si svolgerà il
raduno. Ma i segni cominciano ad apparire nella cronaca nera
come dei presagi incontrollabili. Il Demiurgo è il protagonista
della seconda parte. E’ un ex sessantottino, e ha un
progetto segreto su tutta la nuova generazione. E’ colui
che ha progettato il più grande raduno Rave della Storia.
Quattro transatlantici partiranno dal porto per approdare all’Uomo
Nuovo…
ore 22:00 MANGIA MARGOT
Nell'aprile del 2003 nasce a Malo il trio strumentale Mangia
Margot. I tre, basso chitarra e batteria, si sono formati
assieme ancora in tenera età. Decisi a recuperare
un senso che potesse essere alternativo all'assoluta noia
del nord-est d'Italia hanno incominciato a strimpellare i
propri strumenti alternando zoppicanti tentativi d’imitazione
dei loro idoli, ad alcune guide all'ascolto fatte in casa
a base di buon salutare punk (' 77-' 99). Dopo una parentesi
ska-prog (' 98-2003) più o meno fruttuosa e riconosciuta
dalla critica e giunti a una più controllata maturità d'intenti, ‘sti
benedetti ragazzi decidono di allontanarsi dal solito e intraprendere
strade meno battute ma sentite più vicine alle nuove
esigenze di gusto. Il percorso di vita condiviso in tutto
ha fatto necessariamente nascere una certa comunanza di gusti
e di punti di vista che si è andata, quasi da sola,
a cristallizzare in un tipo di produzione più libero
e personale rispetto alle trascorse esperienze. Nasce così un
repertorio che lascia spazio solo ad una definizione: disorientante.
Rendere ciò che si sta suonando quanto più personale
possibile alle orecchie di ciascun ascoltatore, non dare
alcuna chiave di lettura. Intrattenere un muto rapporto con
il pubblico basato su ciò che la musica trasmette
senza che ci sia un unico modo per essere recepita, senza
ritornelli da canticchiare, senza che in testa niente resti
a lungo, ma permettendo divagazioni diverse ad ogni ascolto.
Tutto questo,a detta del gruppo, consente la personalizzazione
di ciò che si sente: "evitare che la fantasia
che un libro suscita possa diventare un invasivo film".
Questo modo di vedere le cose porta inoltre con sè un
sottaciuta critica alla realtà della zona in cui i
tre vivono. Una sorta d'affronto a, e rifiuto di ciò che
segna l'omologazione di quei posti. Lo stesso uso del no
sense per i titoli (numeri nel primo lavoro,incongrue alternanze
italiano-dialetto per il secondo),così come le presentazioni
fatte senza microfono, vuole in qualche modo costringere
il fruitore ad uno sforzo di concentrazione e interpretazione
maggiore del solito per quel che riguarda la ricezione di
messaggi e parole; a detta loro abusate nel mondo dell'iper-informazione
e dell'iper-pubblicità in cui viviamo, e che nello
specifico si può vedere pure aggravata da quelle gossipstiche
dinamiche di paese. Sarà la loro, una rilettura del
punk che li ha formati in chiave moderna? Non lo sapremo
mai! La produzione dei mangia margot consta fino ad adesso
in un promo di 9 brani datato primavera 2004, due colonne
sonore in collaborazione col regista esordiente Stefano Rizzi,
e una ulteriore registrazione di presentazione di altri 4
brani.
I Mangia Margot sono: Luca Brunello alla
batteria, Andrea
Colbacchini al basso e Umberto Colbacchini alla
chitarra. (Maggiori informazioni: www.mangiamargot.com).
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