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A
proposito dell’evento del 24 maggio 1969
in occasione dell’inaugurazione della casa del collezionista
Da ‘IL GIORNO’ 30.05.69
:
‘Se ne parlerà un bel pezzo, di quel sabato di
fine maggio, quando accaddero in paese cose mai viste. Questo
Malo, fra parentesi, è proprio lo stesso di quel ‘liberan
nos a malo’, il romanzo che quando uscì alle stampe
cinque anni fa introdusse gli ottomila abitanti del luogo nel
mondo letterario. L’autore, Luigi meneghello, è infatti
uno di qui che vent’anni fa se ne andò a insegnare
l’italiano in una università inglese, e la sua
nostalgia paesana la riversò in 350 pagine di italiano
intessuto di dialetto locale. Battista Meneguzzo, geometra
del comune, ha invece introdotto i suoi compaesani nel mondo
dell’arte d’avanguardia. Pittura, scultura, architettura
e musica d’avanguardia, tutto in una volta...’ ‘...Tutto è cominciato
sabato 24 maggio alle 18 : come diceva l’invito, « per
partecipare spettacolo artisti inaugurandosi casa Meneguzzo ».
Alle ore 18 cominciò la processione alla casa del geometra.
Lui aveva invitato solo le autorità e gli operai che
gli avevano fatto la casa, un po’ di parenti e amici
: ma erano mesi che in paese filtravano indiscrezioni sulla
casa avvenieristica. Sicchè dietro al sindaco, al vicesindaco,
agli assessori, ai consilieri comunali, dietro ai maggiorenti
sfilò tutto il paese, donne vecchi e bambini in braccio.
Tutti a vedere com’era fatta quella casa che da fuori
sembrava una chiesa moderna, tutta bianca e rotonda, col tetto
d’argento fatto come una vela...’ ‘... « Mi
una casa compagna non me la saria sognà gnanca de note ». « uno
spetacolo ». « Mi qua dentro me perdo ».
Da il quotidiano ‘IL GIORNALE DI VICENZA’ 31.05.’69
:
In un assordante stridio di distorsioni
elettroniche, placato da nenie dolci, fluttuanti in un lamentoso
rapimento
di estasi, e immediatamente riproposto dall’ossessivo
incalzare dei timpani e dall’esasperante dissonanza degli
strumenti musicali ha avuto luogo nell’oratorio di San
Bernardino la sconcertante rappresentazione di « Dies
Sirae per l’inquisizione di Antonia, moglie di Rose di
Villars Chabod » per la regia di Paolo Scheggi, con musiche
originali di Ram Maestri. Personaggi principali : la Morte
(nell’interpretazione di Leo Treviglio del Living Theater),
la Pietà, il Peccato òa Vita come tentazione,
La Morte come conoscenza, la Giustizia. Partendo da una concreta
determinazione storica colta nel processo inquisitorio condotto
contro una presunta strage nel 1500, l’azione teatrale
si diluisce nella suggestione di una intensa emozione psico-visiva
nella quale l’epifania dell’umano, viene proggressivamente
celebrata nella giustapposizione problematica delle essenziali
componenti esistenziali, per giungere ad un esito di amore
cosmico quale insopprimibile forza e valore vitale. Al termine
della rappresentazione la perplessità tra il pubblico è stata
notevole e non sono mancate critiche soprattutto ai modi espressivi
e ad un certo simbolismo intellettualistico emergente in maniera
a volte eccessivamente ermetica. A nostro avviso comunque la
rappresentazione, valutata e interpretata alla luce delle intenzioni
del teatro sperimentale di Scheggi, ci è parsa misurata
e coerente, e perciò pienamente riuscita nella ricerca
di una arte espressiva non più oggettivamente data (di
cui la assenza assoluta della parola) ma soggettivamente partecipata
allo spettatore in ordine alle proprie personali – ed
originali – sollecitazioni.’
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